Doppia preferenza di genere, una battaglia di parità, una battaglia di democrazia, una battaglia di buon senso.
È necessaria una premessa che non è solo formale ma sostanziale: l’argomento di cui trattiamo non sono le così dette quote rosa bensì l’equilibrio di genere ossia di traslare un equilibrio anagrafico tra donne e uomini anche nei luoghi “di potere” quali gli organismi societari e gli organi amministrativi politici.
Mantenere un equilibrio di genere nella gestione della società e dell’economia consente di ampliare i punti di vista favorendo l’incontro di valori di cui sono portatrici le donne con quelli di cui sono portatori gli uomini che sono diversi per sensibilità ed esperienze di vita vissuta.
L’utilizzo distorto del termine quote, a cui poi si aggiungono aggettivi stereotipati, induce donne e uomini alla diffidenza ed a prendere le distanze da quello che, invece, è un concetto molto più ampio e che fa riferimento alle azioni positive.
Le azioni positive sono misure temporanee speciali che, in deroga al principio di uguaglianza formale sono mirate a rimuovere gli ostacoli alla piena ed effettiva parità di opportunità; sono state istituite dalla Comunità Europea del 1984 ma recepite dall’Italia solo nel 1991.
Per questo le leggi perseguono l’equilibrio di genere riservando una quota al genere meno rappresentato e identificano strategie per il raggiungimento come, nel caso di organi elettivi, la doppia preferenza di genere, che si raggiunge con un numero di preferenze uguale ai generi.
Con la doppia preferenza di genere si raggiunge, inoltre, anche l’obiettivo del totale equilibrio nella composizione delle liste (50% e 50%) perché, in una situazione diversa può avvenire – e i dati lo dimostrano – che il genere meno rappresentato, in virtùù dell’esercizio della doppia preferenza di genere, ottenga il maggior numero di preferenze e, quindi, di risultati. Senza la doppia prefrenza di genere ci sono molte probabilità che venga favorito il genere maggiormente rappresentato.
Finalmente, dopo circa tre anni dalla presentazione della PDL 36/2016, il Consiglio Regionale delle Marche, nella sedta di martedì 15 ottobre metterà in discussione la doppia referenza di genere.
Le donne marchigiane sono state chiamate all’appello chiedendo loro di essere presenti ed indosserare qualcosa di rosa a significare che questa proposta è per tutte le donne a prescindere dalle loro opinioni; perchè si tratta di una battaglia di parità, una battaglia di democrazia, una battaglia di buon senso.