Il potere dele parole è indiscutibile, già nel 1954 George Orwell consigliò di scegliere le parole per il significato e non il significato per le parole.
Il problema non è ideologico da di ottica: iniziare a leggere i fatti con occhi diversi imparando a valutare l’unicità di ciascun individuo.
Il concetto di parità non è omologazione ad un modello ma riconoscimento dei diritti e possibilità di sviluppo paritetico.
Perché sentiamo dire “la donna deve essere pari all’uomo” e non “l’uomo deve essere pari alla donna”?
Il concetto di parità non sceglie il termine di paragone!
La scelta di utilizzare sempre, come termine di paragone quello maschile, è specchio di un meccanismo mentale che ci porta a considerare un genere prevalente sull’altro.
Bisogna imparare a rovesciare i termini della questione, imparare a guardare le cose con occhi nuovi e cogliere gli usi discriminatori della nostra lingua.
Chiamare Diversamente Abili i portatori di Handicap significa dare dignità e speranza alla loro condizione riconoscendone le potenzialità, non si è trattato di una mera operazione lessicale ma bensì di un intento culturale.
Allo stesso modo se non nominiamo un genere, ritenendolo ricompreso nell’altro, come nel caso dei termini “uomo” o “uomini” usati in modo universale, impariamo ad utilizzare l’aggettivo e parlare di umanità.
Se non nominiamo mai un genere lo facciamo scomparire……
I riferimenti educativi devono far comprendere ai bambini che non siamo tutti uguali – uguali devono essere diritti e doveri – ma che siamo tutti diversi o, meglio, tutti unici e, quindi, speciali, e che dobbiamo imparare a riconoscere e valorizzare queste differenze!
Non possiamo scegliere se utilizzare un sostantivo al femminile oppure no, la grammatica italiana ha regole ben precise!
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