Quel giorno era cominciato tutto presto, organizzato da tempo e studiato in ogni dettaglio.
A primavera avevo compiuto i 18 anni ed ero andata in vacanza in Sicilia, con un lungo viaggio in treno e poi in macchima, per trascorere le vacanze dai miei zii a Sciacca che mi avrebbero voluta on loro tutta l’estate.
Invece avevo anticipato il ritorno per questo improrogabile impegno e così, il 1° agosto lo trascorsi di nuovo in treno per arriavre a casa dove lo zaino era pronto per la route.
Quell’anno sarebbe stata una route diversa, un’occasione speciale per noi Rovers e Scolte dell’AGESCI Marche che ci ritrovavamo tutti insieme a camminare e confrontarci sui monti Sibillini e che, per l’occasione, avevamo invitato anche altri provenienti da altre regioni.
Lo sappiamo, le Marche non sono mai state ben collegate e noi scouts ci muovevamo rigorosamente con i mezzi pubblici. Da Ascoli Piceno partimmo prestissimo con la mitica littorina per scendere a Civitanova Marche e prendere il treno per Macerata e, durante il tragitto, abbiamo cominciato a ritrovaarci con gli altri marchigiani.
Come sempre per questi eventi l’organizzazione era fin nel minimo dettaglio e tutto funzionava bene quando, a metà mattinata, tutto si fermò e arrivò la notizia che i treni “dal nord” erano bloccati insiem ai più importantia nodi ferroviari.
Ma la notizia vera, quella devastante, che segnò profondamete tutto il nostro cammino di que giorni e risuonava nelle nostre teste di adolescenti impegnati a lasciare il mondo meglio di come lo avevamo trovato, era che alla stazione di Bologna era scoppiata una bomba… si trattava di un attentato…
Gemellati con noi c’era uno di quei grupi che veniva da fuori regione, erano i Rovers e le Scolte del gruppo Aversa 1 che arrivarono in ritardo perché le linee ferroviarie andarono in tilt in tutta Italia in un susseguirsi di notizie confuse e preoccupanti.
Da bravi scouts misero a frutto le tante ore trascorse in treno in attesa d’incontraci e poter condividere oltre alla strada e alle riflessioni programmate anche le angoosce di quei momenti: scrissero una canzone che c’insegnaron quando finalmente c’incontrammo.
Non ho vissuto il 2 agosto 1980 attaverso le cronache dei media perché eravano in cammino, in tenda, impegnati a confrontarci con una nuova verità terrbile fatta di rabbia e di paura per il futuro ma quella canzone mi dette la forza di andare avanti, di reagire e scegliere ancora di più la mia strada.
Mentre qui trovate il testo completo degli accordi vi riporto i versi che continuano a cantarmi in testa:
“Mi avevano detto che devo esser primo, che devo arrivare fin dove si può…. Un professionista, magari un ministro, certo un laureato, un uomo arrivato….
Ma io ho riflettuto che spesso il successo ci fa prigionieri di falsi perché…. Se apri le mani le ritrovi vuote, soltanto la noia ed il nulla per te….
Fratello vedrai, se mi dai la mano, ti porto tra amici che credono in te. Lo so che è difficile sperare e lottare e creder nel bene rinunciando a se.
Mi avevano detto: calpesta, distruggi non indietreggiare più forte sarai…. E se tu sei incerto te ne pentirai, la vita è una guerra la vincono gli eroi….
Ma io ho riflettuto che l’uomo che è in cima ha solo se stesso, il suo falso Dio…. Guardando intorno si scoprirà solo dov’è mai finita la sua libertà….
Fratello vedrai, se mi dai la mano, per nuovi sentieri io ti condurrò…. Non serve esser belli, o grandi e importanti…. Costruiremo un mondo nuovo dove tutti siano uguali dove sola legge sia l’amor.”
Forse anche per questo sono un’inguaribile ottimista che continua a lottare per le cose in cui crede!