Ho sottoscritto, insieme a tant* altr* una lettera di protesta (lettera GR1) relativa ad un servizio assolutamente inopportuno e parziale andato in onda durante il GR1 del 17 gennaio 2018 ore 8:00 e relativo al tema della prostituzione.
Ci tengo a ribadire che la prostituzione non è mai una scelta libera ma è sempre il risultato di una schiavitù dettata da schiavisti o dalla necessità economica e il pensiero che un corpo possa essere considerato alla stregua di un oggetto e di una merce.
Si tratta di donne , e non solo, che hanno bisogno di essere aiutate per cambiare la loro vita e, per fortuna, oggi sono molte le testimonianze disponibili da leggere e su cui riflettere.
Vorrei raccontarvi una storia vera di quattro anni fa:
“Sono circa le 19:00 di un venerdì sera quando, in macchina per tornare a casa, lungo la strada, la vedo che chiede un passaggio e mi fermo per offrirglielo.
E’ vestita di nero con un cappotto scozzese, scarpe basse e borsa a tracolla, l’aria un po trasandataun po trasandata e visibilmente stanca.
Le chiedo dove va…posso portarla solo per un breve tratto ma capisco che le basta…le chiedo cosa va a fare…mi dice che va a lavorare…va sulla strada a prostituirsi.
Non è vistosa ne appariscente, è italiana e dimostra più degli anni che mi dichiara, non sperava nel mio passaggio e, tanto meno, pensava che le facessi queste domande.
Le chiedo perché lo fa e gli occhi le si riempiono di lacrime “il mio compagno non lavora e servono i soldi” e, così, cominciamo a parlarle.
Mi racconta che lui è più giovane di lei ma non ha la macchina e, quindi, non può andare a lavorare, cerca in tutti i modi di giustificarlo.
Continuo a chiedere che tipi di lavoro ha cercato il suo compagno finché non ammette che l’idea di questo lavoro non è stata la sua ma del compagno, così ha iniziato con qualche cliente a casa e una volta alla settimana va sulla strada.
Le chiedo se si è rivolta ai servizi, se ha provato a farsi aiutare e, soprattutto, come si sete. Continuo ad incalzarla e lei continua a difendere il compagno a cui dice di essere affezionata e lo protegge perché lui faticherebbe troppo ad andare al lavoro in bicicletta…
Le chiedo se ne vale la pena, se la sua vita valga di essere buttata così, le chiedo di riflettere sul sacrificio che sta facendo e sull’atteggiamento del suo compagno.
Silenziosamente piange.
Le dico che non la sto giudicando ma che vorrei capisse, che il suo compagno la sta sfruttando a pari di tanti altri che costringono le donne sulla strada, che potrebbe anche denunciarlo.
Le spiego chi sono e cosa faccio e le chiedo se vuole essere aiutata.
Si è fatta registrare il mio numero di telefono sul cellulare e ha detto che mi chiamerà…”
Dopo diversi mesi mi ha chiamata chiedendo aiuto e l’ho accompagnata ai servizi del suo territorio.
Una certezza voglio difendere e condividere: l’amore non ti costringe!